“Sei tu il figlio” di Emanuele Galesi: appunti
di Emanuele Galesi
9 febbraio 2023

La cosa che ho scritto di più, nella mia vita, sono gli appunti. Non mi serve contare le parole per esserne certo, è un dato di fatto: appunti per studiare, appunti per scrivere articoli, appunti con parole e frasi dei nostri figli, appunti con idee per una storia, un racconto, un romanzo. Appunti.
Ho iniziato a prenderli anche con mio padre, mentre era in ospedale. La sera in cui mi ha chiesto di passargli il mantello rosso che solo lui vedeva sul tavolo ho pensato che non sarei mai riuscito a ricordare i nostri discorsi sconnessi, le sue parole inventate, le sue continue richieste di cibo. Così ho cominciato a trascrivere tutto, o quasi, passando poi gli appunti a mia sorella, che a sua volta mi girava i suoi. I libri spesso hanno radici profonde, quelle di “Sei tu il figlio” pescano anche dai messaggi del cellulare.
Confesso di essermi sentito in colpa, a volte, mentre scrivevo le sue frasi inconsapevoli, come se lo stessi sfruttando. Ma c’era un’altra sensazione, più forte, che mi accompagnava. Anzi, un bisogno: essere lì, senza essere del tutto lì. La scrittura, anche nelle sue forme più basilari e prosaiche, come una lista della spesa, ha il proprio tempo e il proprio spazio. È la quarta dimensione.
La storia attorno a questi appunti è venuta da sé, all’inizio molto velocemente, e mi sembrava che bastasse così. Sbagliavo. Esiste una tecnica per ottenere il ghiaccio che consiste nel raffreddare molto lentamente l’acqua, in modo da fare salire le bolle d’aria verso l’alto. Si ottengono così cubetti puri che impiegano più tempo a sciogliersi. Anche un libro è fluido. Per liberarlo dalle impurità, per dargli equilibrio, non esiste un macchinario specifico. Ci si affida a una tecnica allo stesso tempo pensata e istintiva, oltre che a dei buoni consigli. Serve tempo. E alla fine salta fuori un cubetto trasparente, anche se diverso: qualche residuo resta sempre e, soprattutto, se lo tieni tra le mani non le congela, ma le scalda.