Intervista agli autori De Bellis & Fiorillo: Dove si mangia la nebbia

di De Bellis & Fiorillo

24 marzo 2025

Intervista agli autori De Bellis & Fiorillo: Dove si mangia la nebbia
Il vostro romanzo segna la nascita di un nuovo grande personaggio letterario, Alida Savich. Se vi chiedessi di descriverla con tre parole, quali parole scegliereste? Raccontatemi anche di lei, poi. Cosa la rende unica?

Caustica, indomabile, tormentata.

Ciò che forse più caratterizza Alida è il suo inesorabile incedere nella vita alla faccia di un destino avverso. Non si piange addosso nonostante la malattia, un’infanzia tragica e una giovinezza difficile. Va avanti, prevale su tutti e tutto con la pura forza di volontà. Sopravvive e vive per la legge. È solitaria ma non sola. È una piccola donna che fa paura: un Mostrino, appunto.

C’è un altro personaggio che adoro, la Signorina. Chi è e perché ha a che fare con Proust, Bergson e Dürrenmatt?

La Signorina è una professoressa di filosofia in pensione. Ha un’età stimata tra gli 85 e i 90, un passato rutilante nella Parigi degli esistenzialisti degli anni 50 e 60. Ha conosciuto Sartre e Levi Strauss, è dotta, raffinata e altera. Ma ha un suo senso dell’umorismo pungente ed è in grado di mettere a nudo le insicurezze di Alida ed è, in qualche modo, la sua confidente.

Dove si mangia la nebbia è ambientato a Pavia. Perché avete scelto questa città? Quanto è importante per il romanzo la nebbia?

Perché è un piccola città con una grande storia, che l’università proietta al di là della sua dimensione provinciale e la salva dall’essere schiacciata dalla gravità di Milano.
E negli anni 90, quando scendeva la nebbia fitta, quella vera, la città entrava in un’altra dimensione in cui tutto poteva accadere senza essere visto in un territorio silenzioso dominato dalle ombre.

Questo è il vostro primo romanzo ambientato ai giorni nostri. Come vi è venuta l’idea di inventare Alida e lasciare per qualche tempo da parte Cicerone e i suoi fratelli?

In fondo facciamo un po’ archeologia anche con Alida. Andiamo a scavare negli anni 90, ed è stato bello ricordare quei tempi con le loro contraddizioni e la loro piacevole lentezza. Alida è nata perché nei precedenti romanzi abbiamo affrontato personaggi femminili co-protagonisti, che ci hanno esaltato. Volevamo dare libero sfogo alla nostra creatività in quel senso.

Quali sono i vostri scrittori polizieschi preferiti? E i vostri autori del cuore?

Ci hanno dato tanto James Ellroy (un vero mito per noi), Raymond Chandler, Manuel Vázquez Montalbán, George Simenon e in Italia, Carlo Lucarelli e Andrea Camilleri e alcuni sceneggiatori, sopra tutti Ugo Pirro.

Alida Savich è anche una pianista. Quanto è importante la musica classica per lei e in questo romanzo?

Alida ha studiato musica, e come tutti quelli che hanno fatto i suoi studi, trae forza dall’ascolto ancor prima che dall’esecuzione. La musica per lei diventa una cura per gli insulti della vita così come un fattore che ne amplifica le gioie.

Ultima domanda. Se doveste scegliere uno dei personaggi secondari, indicandolo come il vostro preferito… Chi scegliereste?

Senza dubbio il Bernasconi. Il suo incedere lento, il suo essere all’apparenza un uomo qualunque, il suo metodo, la sua routinaria pacatezza, il suo aver trovato un equilibrio rispetto alle avversità della vita, lo rendono un eroe intimo, nel suo piccolo mondo che per l’Orologiaio non ha segreti.

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