Intervista a Livio Gambarini: scopriamo il medioevo italiano e la vera storia della papessa di Milano

di Livio Gambarini

19 maggio 2023

Intervista a Livio Gambarini: scopriamo il medioevo italiano e la vera storia della papessa di Milano

Il medioevo era un’epoca oscura? Spesso se ne parla in questi termini, ma in realtà si trattò di un periodo estremamente vivace. E proprio nel medioevo, per la precisione nel XIII secolo, a Milano si sviluppò un movimento religioso femminista che predicava la parità tra uomo e donna agli occhi di Dio.

Livio Gambarini ha scritto un thriller storico attentamente documentato che racconta la vera storia della Papessa di Milano, Maifreda Pirovano, e tocca tematiche più che mai attuali.

Come ti sei imbattuto nella vita della Papessa di Milano e perché hai deciso di dedicarle un romanzo?

Sono specializzato in medioevo nord-italiano e avevo già studiato la dinastia viscontea per alcune precedenti pubblicazioni, ma volevo raccontarla a partire dai suoi fondatori. Dopo il romanzo su Ottone Visconti, era il momento di parlare di Matteo “Magno” Visconti, che con la sua vita e le sue avventure era davvero il protagonista perfetto.

Non sapevo però che taglio dare a questa storia: politico, militare, familiare… Mentre mi documentavo per trovare un punto di partenza, sono incappato in un dettaglio interessante: Matteo fu scomunicato a causa dell’adesione di suo figlio al culto di una certa Maifreda Pirovano, cugina di Matteo. Ho cominciato ad approfondire la questione e poco alla volta è emersa una storia incredibile. Quando ho scoperto quello che Maifreda aveva tentato di fare nella Milano di Matteo Visconti è scoccata la scintilla e ho capito che la storia avrebbe parlato di questo.

Cosa pensi che ci sia di attuale nella storia di Maifreda Pirovano e Matteo Visconti, perché un uomo o una donna di oggi dovrebbe interessarsene?

Questa storia parla di un movimento femminista ante litteram nato nella nostra Milano nel XIII secolo. Il movimento dei Figli dello Spirito Santo si sviluppò in seno ad alcune comunità cistercensi e umiliate e si radunò intorno alla misteriosa Guglielma, una donna che si diceva fosse addirittura una principessa, ma le cui origini erano avvolte nell’oscurità. Guglielma predicava una cosa assolutamente nuova e rivoluzionaria, ossia la parità tra uomo e donna.

La cosa interessante è che le affermazioni di Guglielma non furono subito avversate, ma gli uomini e le donne dell’epoca le accolsero con entusiasmo, come una conquista. Molti religiosi facevano parte dei Figli dello Spirito Santo e Guglielma era molto rispettata.

Con il tempo le cose iniziarono a cambiare, ma non voglio rovinare la sorpresa a chi leggerà il romanzo. Il punto è che le ostilità nacquero quando entrò in gioco la politica.

Credo che sia questa la lezione che ancora oggi possiamo trarre dalla storia della Papessa di Milano. Le battaglie, pur sostenute dalle migliori intenzioni, possono essere perse per cause che non hanno nulla a che vedere con i valori che si vogliono difendere. Dal XIII secolo a oggi i tempi sono cambiati, ma certe tematiche tornano a emergere. Scoprire che cosa ha impedito a determinati cambiamenti sociali di avvenire nel passato può aiutarci a evitare di commettere gli stessi errori oggi e di veder fallire nuove e giuste battaglie.

Il romanzo culmina con il racconto di un vero processo inquisitorio. L’inquisizione esercita ancora oggi un fascino oscuro che spesso mescola storia e leggenda. Come hai affrontato questo argomento?

L’inquisizione è un argomento che mi ha sempre affascinato. Lo stereotipo che molti hanno nei confronti di questa istituzione è in larga misura distorto, perlopiù dovuto a eccezioni che non erano assolutamente la regola. La tortura, per esempio, viene considerata il fondamento della pratica inquisitoria, cosa assolutamente falsa per quanto riguarda l’inquisizione medievale (ricordiamo che l’inquisizione medievale fu molto diversa da quella spagnola o dalle pratiche della controriforma). Gli inquisitori si ritenevano i custodi del bene e consideravano pericolosa per la popolazione la diffusione dell’eresia. Il loro era un lavoro pericoloso, dovevano spesso scontrarsi con nobili e sgherri armati. Ci sono stati casi di inquisitori vittime della violenza degli eretici.

È facile, da lontano, giudicare tutto come bianco o nero, ma avvicinandosi si scopre che esistono solo sfumature di grigio. L’essere umano pensa sempre di essere nel giusto, e quando pensa di essere nel giusto può commettere gravi errori.

Attraverso La Papessa di Milano, vorrei far comprendere il punto di vista e la grande umanità di tutte le parti coinvolte in questa storia.

Milano è un’altra grande protagonista della storia, ma dal XIII secolo a oggi si è trasformata. Come hai ricostruito la città al tempo dei tuoi personaggi?

L’avventura della ricostruzione è stata molto entusiasmante, ma anche molto difficile. Non esistono delle mappe dell’epoca, solo delle carte che non si avvicinano nemmeno lontanamente a ciò che noi consideriamo una mappa. Ho dovuto assemblare una serie di documenti scritti da specialisti per ricavare l’aspetto della Milano del XIII secolo, e poi ho utilizzato questi dati per commissionare a un artista la realizzazione della mappa che si trova nei risguardi del libro.

Una città però non si riduce alla sua mappa. Milano era una metropoli straordinaria, all’avanguardia in moltissimi settori: tessitura, metallurgia, agricoltura… Forse non è un caso che nel mazzo dei tarocchi Visconti-Sforza il Mondo sia rappresentato come una città fortificata con sei porte, proprio come Milano. Nel romanzo ho cercato di portare i lettori al di fuori dei preconcetti e di offrire precisione e corretta informazione anche nei più minimi dettagli.

Per quali lettori hai scritto questo romanzo?

È un libro per chiunque apprezzi lo sforzo combinato tra l’accuratezza della ricostruzione storica e la piacevolezza della sostanza narrativa. Molto spesso questi due aspetti sono in contrasto, ma ho cercato di scrivere un libro che non rinunciasse alla complessità, ma al tempo stesso fosse godibile anche senza una preparazione specialistica. Cultura e fascino non devono per forza essere agli antipodi.

Se ami le avventure entusiasmanti, le rivalità e la passione, ma anche la ricostruzione storica minuziosa, allora la Papessa di Milano è il libro che fa per te.

Dal libro:

«I vostri seguaci vi chiamano santa, paraclita, persino Spirito Santo, che Dio li perdoni. Ma in tutta onestà, a fronte di lodi tanto sovrabbondanti, davanti a me vedo soltanto una donna in preda agli acciacchi.»

Gli occhi dell’anziana si rovesciarono verso l’alto, le sue labbra presero a mormorare una litania incomprensibile.

Un formicolio fremette nelle cosce di Maifreda e scese verso le caviglie: ecco, ora quella donna avrebbe chiamato i suoi accoliti e l’avrebbe cacciata via con improperi e maledizioni.

«Grazie, Signore,» esalò invece «di avermi finalmente mandato una persona assennata!»

Maifreda rimase interdetta. «Perché dite così?»

«Ormai non capita più che qualcuno oda quel che dico, invece che quello che gli dà conforto udire.»

Le frasi di quella donna avevano una loro peculiare densità. Maifreda si prese un attimo per lasciar sedimentare quel concetto nella sua mente. «State dicendo che i vostri seguaci s’illudono su di voi?»

Guglielma sollevò la testa, si tolse la cuffia marrone dai capelli candidi e posò la nuca sul cuscino. «Certo che sì. Sono degli zucconi aggrappati al conforto che gli viene dal farmi più grande di quel che sono. Prendi il buon Andrea Saramita: è davvero un brav’uomo, ma più gli dico che sono una persona come lui, e che tutte le cose che io dico le prendo dal Vangelo e dalle parole di Nostro Signore, e più egli mi crede santa. Per non parlare di quest’assurdità dello Spirito Santo…» Si chinò sul lato del letto e sputò nel pitale. «E tutti gli altri dietro come pecore, senza accorgersi di bestemmiare. Li picchierei tutti col mio bastone, se ancora mi bastassero le forze.»

Mercoledì 31 maggio Livio Gambarini presenterà il suo libro La Papessa di Milano presso la Mondadori Duomo, ore 18:30.

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