Giacinta Cavagna di Gualdana racconta com’è nato “La fabbrica delle tuse”
di Giacinta Cavagna di Gualdana
26 settembre 2023

Sono una storica dell’arte. Milano è la mia città. Qui sono nata, cresciuta, innamorata. Non mi stanco di percorrerla, scoprila, ascoltarla e raccontarla. Questa volta è stato un intenso profumo di cioccolato, nel quartiere di Dergano, a richiamare la mia attenzione: una delle più antiche fabbriche di cioccolato della città, la Zaini. È soprannominata la fabbrica dei tusan, delle belle tuse, che in milanese sono le belle ragazze.
“Ogni lasciata è persa”: ho accettato la sfida. Il mio primo romanzo storico, dopo saggi, racconti storici, studi e ricerche. Quando mai mi ricapita di poter studiare il mondo del cioccolato con la precisione e il rigore che impongo ai miei studenti in università? Al motto “è per lavoro” ho provato ogni tipo di variante, di gusto e di percentuale e ormai sono preparatissima.
Mi sono fermata, ho preso carta e penna e ho immaginato una storia, partendo dal Blocco Emilia, il prodotto iconico della Zaini, in produzione fin dalle origini e dedicato alla tata di famiglia. Me ne sono subito procurata una confezione da 400 grammi. Non solo è stata la mia fonte d’ispirazione, ma ogni scheggia ha scongiurato ogni possibilità di blocco dell’ispirazione, come dopotutto è scritto sulla confezione. Grammo dopo grammo, la tavoletta si scioglieva in bocca e le dita scivolavano sui tasti del computer.
Ripercorrendo ora, in procinto di presentare il libro al pubblico, il percorso fatto nei mesi scorsi, rivedo le fasi di lavoro e i passaggi che mi hanno portato a delineare la trama e a costruire i personaggi: dalle prime ricerche compulsive alle ricerche negli archivi, dai blitz negli uffici delle parrocchie alle ore nelle biblioteche tra riviste di moda, libri di cucina e manuali di storia; dalle corse in bicicletta alle letture accanite. Non è stato facile. All’inizio avevo paura di uscire dal tracciato delineato dalla Storia e sentivo di dover seguire pedissequamente i fatti reali. Poi piano piano, guidata dai buoni consigli della mia editor Francesca, la fantasia ha trovato il suo spazio tra date e avvenimenti; i personaggi hanno iniziato a muoversi davanti ai miei occhi con le loro fragilità e i loro sogni.
È stato un viaggio indimenticabile, un’esperienza avvolgente e stimolante. Olga, Ernestina, Emilia, Noemi, Ines e le tante tuse diventavano pagina dopo pagina personaggi sempre più definiti, mostrando, in alcuni piccoli dettagli, affinità con alcuni incontri della mia vita, come un dolce della nonna o le pantofole friulane di una vecchia tata o il cane di amici.
Alla fine del viaggio ho pianto, come quando alla fine di una bella vacanza si vorrebbe rimandare il ritorno alla realtà. Ho pianto di gioia e di soddisfazione perché, comunque andrà, io mi sono divertita e so di averci messo impegno, cuore e passione.