Che cosa non è la mindfulness
di Dejanira Bada
11 giugno 2024
Scrivere è una necessità. Almeno, per me lo è, e da sempre. Scrivo per invitare a porsi domande, non per dare risposte. Siamo già pieni di opinioni, di condizionamenti, di fragili certezze.
Forse non a caso sono diventata prima una giornalista e poi una meditante, perché amo conoscere, scoprire, fare inchieste, ricerche, ma ho anche bisogno di soddisfare la mia sete di solitudine nei deserti e nel silenzio.
Eppure, penso sempre che se a quindici anni mi avessero detto che sarei finita a meditare e addirittura a insegnare mindfulness non ci avrei mai creduto, e probabilmente avrei pure insultato chi avesse osato fare una supposizione del genere. D’altronde, i miei mentori sono stati Kurt Cobain, Friedrich Nietzsche, Jean-Paul Sartre e Oriana Fallaci, solo per citarne alcuni.
Ma alla fine eccomi qui.
Mi sono occupata di arte e di musica rock per più di dieci anni. Poi ho incontrato lo yoga e la meditazione, e la mia vita è cambiata per sempre.
La meditazione mi ha assorbito completamente, tanto da voler diventare un’insegnante, una studiosa e una divulgatrice. Ho un approccio laico, ed è proprio per questo che alla fine ho scelto la mindfulness. Ho scritto “I sentieri della meditazione” per fare chiarezza, per spiegare cosa è ma soprattutto cosa NON è, date le varie credenze errate che le girano attorno.
Per parlare di mindfulness, però, ho scelto un approccio particolare, quello della via negativa o apofatica o anche teologia negativa. In passato ho studiato filosofia, da più di dieci anni non faccio altro che leggere e studiare i testi antichi dei grandi maestri orientali, e un bel giorno ho incontrato il nostro misticismo cristiano e me ne sono innamorata.
E sono stati proprio i mistici a permettermi di trovare questa chiave di lettura, da Meister Eckhart ad Angelus Silesius: non si può parlare di Dio, al massimo si può provare a dire cosa NON è.
68. Lo si dice tacendo
Uomo, se dell’eternità vuoi dire l’essenza
Devi prima privarti del tutto del linguaggio
“Il Pellegrino Cherubico”, Angelus Silesius
E questo vale anche per la meditazione, che va vissuta, provata, bisogna farne esperienza. Ed eccomi a raccontare che la mindfulness non è psicoterapia, non vuol dire rilassamento, non è una religione, non è una medicina, non significa modificare o annullare i pensieri.
Scrivere questo libro è stato un percorso emozionante, e con le mie parole spero davvero che riuscirò a trasmettervi questo mio immenso amore per la meditazione, la filosofia, a farvi assaporare il fascino del mistero della coscienza, del mondo e dell’universo in cui ci troviamo.