Máriddja ha ottantacinque anni, un marito brontolone e un po' svanito e una diagnosi sciagurata che non intende condividere con nessuno, tantomeno con lui. In fondo, Biera si dimentica già abbastanza cose: perché ricordarsi proprio della malattia di sua moglie? E poi c'è un'altra faccenda: in una famiglia sámi tradizionale come la loro, il passaggio tra la vita e la morte è un momento fondamentale nel grande ciclo dell'esistenza. Così, in una casa che scricchiola come il ghiaccio al disgelo, Máriddja escogita un piano: trovare qualcuno che si prenda cura di Biera quando lei non ci sarà più. E magari, se la vita è gentile, anche ritrovare quel ragazzo che un tempo chiamava figlio e che ora sembra perso chissà dove. Per fortuna c'è Siré, la voce dentro il cellulare di Biera, sempre pronta con un «Posso aiutarla?». E forse sì, stavolta può davvero. Nel frattempo, a chilometri di distanza, un giovane di nome Kaj trova una vecchia scatola piena di misteriosi oggetti sámi appartenuti a sua madre. E mentre la neve ricopre le montagne, le vite di Kaj e Máriddja iniziano, piano piano, ad avvicinarsi. Una storia sull'amore che resiste, sui segreti che il ghiaccio non riesce a seppellire e sulla meravigliosa confusione che è la vita quando non si ha più nulla da perdere. Per chi crede che non sia mai troppo tardi per un piccolo colpo di scena.