Tra orrore e bellezza: come nasce “L’ultimo concerto romano” di Natasha Korsakova
di Natasha Korsakova
21 marzo 2023

Quando ero ancora una bambina, i miei, entrambi fantastici musicisti, non riuscivano a decidere quale strumento farmi suonare.
Mio padre era un violinista e desiderava che mi dedicassi al pianoforte. Mia madre era una pianista e, al contrario, propendeva per il violino.
Suonai volentieri entrambi, sino a quando la mamma non riuscì a imporre il suo desiderio.
Non mi sono mai pentita di quella decisione. Con una sola eccezione: essendo una violinista non ho mai potuto interpretare la splendida musica per pianoforte di Sergej Rachmaninov.
La storia del suo Concerto n. 2 per pianoforte, op. 18 mi ha sempre commosso particolarmente. Non è facile per me credere che il compositore russo, poco prima della creazione di quell’opera geniale, fosse gravemente depresso e che, consigliato da un parente, si fosse sottoposto all’ipnoterapia presso il neurologo Nikolai Dahl, il quale ripeteva sempre che, sotto ipnosi, Rachmaninov avrebbe «composto un concerto di eccellente qualità». Fu così che, poco dopo la terapia, nacque il famoso Concerto n. 2 per pianoforte che il musicista dedicò al medico.
Ancora oggi sono invidiosa, nel senso buono del termine, dei pianisti che possono eseguire i suoi capolavori, tra quali senza dubbio il Concerto Nr. 2.
Quindi non potendolo suonare, è proprio il mio amore per Rachmaninov che mi ha spinto a dedicargli i frammenti musicali del romanzo giallo “L’ultimo concerto romano”.
Questa storia parla del destino di diversi pianisti italiani, uno dei quali viene ucciso dopo la prova per un concerto importante a Roma. Mentre la musica e i compositori “suonati” nel romanzo sono naturalmente veri, la storia e i protagonisti sono tutti di mia fantasia. Inoltre, per me è stata un’emozione particolare portare il commissario Di Bernardo ad indagare nell’Auditorium Parco della Musica – una sala che conosco benissimo!
In questo racconto ho deciso di ambientare alcune scene anche nel passato, tra il 1951 e il 1986.
La connessione tra Roma e la Calabria è il frutto di una tanto drammatica quanto tragica ragione: la sempiterna presenza della malavita. Il rituale della ’ndrangheta calabrese, descritto nel prologo, si basa su fatti reali.
Ma anche se spesso, e purtroppo, la regione è accostata alla ’ndrangheta, tanto la cultura calabrese quanto la sua natura hanno infinite meraviglie da offrire.
Dopo il suo primo caso “L’ultima nota di violino”, il commissario Di Bernardo non è più un “investigatore principiante” nel mondo musicale, e ha ormai dimestichezza con gli artisti che a volte gli risultano essere persone strane, eccentriche, bizzarre… Ma anche Di Bernardo, pur scioccato a causa dei brutali omicidi e presissimo dalle indagini in questo settore solamente apparentemente amichevole e armonico, nei momenti più tranquilli è commosso dalla bellezza e dall’intensità della musica classica.